Lo psicologo in RSA? Fa bene a tutti
Una figura non sempre richiesta per l’accreditamento, ma di cui molte strutture hanno colto l’importanza, per gli ospiti, gli operatori, le famiglie.
Il Consiglio Regionale della Lombardia ha deliberato a favore dell’inserimento dello psicologo delle cure primarie nelle strutture sanitarie territoriali. Si tratta di un importante traguardo per l’accesso alle cure psicologiche, anche da parte della popolazione anziana. Nelle RSA lombarde tuttavia la presenza di questa figura non è ancora vincolante ai fini dell’accreditamento. Ne abbiamo parlato con Davide Baventore, vice presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
«Sono molti gli aspetti positivi che l’accesso a cure psicologiche primarie può dare anche per l’anziano: si tratta di una fascia sottoposta a radicali cambiamenti. Pensiamo agli stili di vita, stravolti al momento del pensionamento, con la necessità di ridefinire la propria identità personali, trovando un nuovo “compito” o ruolo. O al tema del decadimento somatico, col sopraggiungere di dolori, e cognitivo. Lo psicologo – spiega Baventore – può rilevare i segnali di invecchiamento, utilizzando specifici test neuropsicologici, accogliere e occuparsi delle difficoltà legate all’accettazione della condizione di anziano, offrendo un supporto a tutto il nucleo familiare».
Nelle RSA si aggiunge il tema dell’adattamento a un luogo, a ritmi e consuetudini che non sono le proprie e che spesso non rispecchiano la propria quotidianità, fino a far percepire una limitata libertà, la solitudine (in particolare nel frangente della pandemia che ha limitato quando non cancellato i contatti con l’esterno) oltre alle sofferenze di fronte all’immagine di sé, quando improvvisamente o progressivamente viene a mancare l’autonomia. «Al momento – chiarisce Davide Baventore – quella dello psicologo non è ancora una delle figure richieste, in Lombardia, per l’accreditamento, mentre in Veneto è invece necessaria. Fortunatamente molte strutture se ne sono comunque dotate, cogliendone l’importanza non solo per gli ospiti, ma per tutta la rete degli operatori e anche dei familiari».
Oltre al lavoro dedicato alla cura e al mantenimento delle condizioni cognitive dell’anziano, con progetti di stimolazione cognitiva per la conservazione della funzionalità e il monitoraggio tramite test appropriati, lo psicologo può infatti intervenire anche da un punto di vista formativo, con il personale di una struttura, per la gestione delle relazioni, con i pazienti e con i familiari. Come sottolinea il vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, «si tratta di temi delicati, spesso causa di grande stress per gli operatori. Stress che può sfociare in rabbia a frustrazione, freddezza, distanza. Ecco penso che un lavoro di prevenzione sia di grande importanza e che investire sul benessere degli operatori migliori il clima dell’intera struttura».
È fondamentale insomma tenere presente e curare anche la dimensione psicologica di tutte le persone che fanno parte o ruotano attorno a una RSA. «C’è il rischio – prosegue Baventore – che il servizio si limiti ai due aspetti sanitario e assistenziale, mentre è evidente che l’essere umano vive anche di una dimensione psicologica che non è accessoria. Tralasciarla può condurre a depersonalizzare l’ospite, mettendolo in conflitto con la nuova realtà in cui si trova a vivere, e allora anche l’impatto con i nuovi ritmi diventa problematico. Occorre invece tener conto di questa complessità, anche della sofferenza, per offrire un contesto accogliente e benefico».
La figura dello psicologo può inoltre contribuire anche al benessere organizzativo della struttura, grazie a competenze in materia di organizzazione del lavoro: «Sono funzioni già presenti per esempio nelle grandi aziende, e che hanno particolare importanza in luoghi dove lavorano molte persone: si possono applicare anche nelle RSA, per far fronte e prevenire criticità di gestione, soprattutto in momenti come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da carenza di personale, con tutte le difficoltà che ne conseguono», conclude il vicepresidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia.
Letizia Rossi
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