Per garantire la qualità dei servizi va valorizzato il lavoro

Nel corso del recente convegno nazionale del sindacato Snalv – Confsal è stato fatto il punto della situazione sul settore sociosanitario, concentrandosi anche sull’avanzamento delle trattative per il rinnovo del CCNL, firmato con l’associazione di categoria Anaste. Nell’occasione, il presidente azionale di quest’associazione, Sebastiano Capurso, ha ribadito che “gli enti e le strutture accreditate con il SSN sono concessionari di pubblico servizio, ed erogano a cittadini anziani e malati, analogamente agli enti pubblici, prestazioni sanitarie comprese nei livelli essenziali di assistenza. Stesso lavoro, stesse regole, e quindi contratto di lavoro con medesimi importi tabellari ma, essendo a tutti gli effetti equiparati agli erogatori pubblici, anche identici valori economici da corrispondere agli enti accreditati, cioè stesso costo da sostenere per il Servizio Sanitario Nazionale”. Rifacendosi ai dati dell’Osservatorio RSA dell’Università Liuc, Capurso ha anche sottolineato che nel 2020 e nel 2021 la maggioranza degli enti del settore abbia chiuso i bilanci in perdita, certificando una situazione di estrema criticità economica. “Però il passivo di un ente privato accreditato coinvolge solo i suoi soci, mentre quello accumulato dalle strutture pubbliche, che rappresenta la fetta più importante del disavanzo del settore, è ripianata con i soldi di tutti noi”, ha osservato il presidente di Anaste, sottolineando che si tratta di una discriminazione non più accettabile, che penalizza da un lato i gestori e i concessionari e dall’altro i lavoratori, i cui salari sono inevitabilmente più bassi. Capurso ha concluso il proprio intervento affermando che ci sono ampi margini per risparmiare su spese inutili, migliorando l’efficienza del sistema e soprattutto riducendo gli sprechi, che pesano oggi per miliardi sui conti del Servizio Sanitario Nazionale. (foto Ufficio stampa)